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Stralci critici

Di seguito alcune critiche riguardanti Silvano Soppelsa:

"La scultura di Silvano Soppelsa ha la luminosità tipica della genuinità ovvero di quel saper vedere e fotografare la luce nascosta in una immagine, in un volto, in un abbraccio, in una miscelazione di note che prensilmente si avviluppano quasi all'ambiente da dove hanno preso la forma primordiale per poi mutarsi, grazie alla sapiente opera dell'artista agordino, in una forma fantastica e dalla facile presa."
FULVIO CASTELLANI
(Citazione dal libro "Le Sculture umanizzate di Silvano Soppelsa"
Carrello Editore, collana "I Gioielli dell'Arte Contemporanea")

"Forme complesse si materializzano nelle sculture di Soppelsa in una profonda integrazionetra creatività e natura, ed è proprio dalle venature del legno che l'artista trova il suggerimento, l'origine dell'opera."
PAOLA SARTORE
(da "il Gazzettino", 2 novembre 1993)

"Questo artista possiede la forza dell'essenzialità, propria di chi ha costruito da solo il proprio mondo di immagini: è capace di trasportarci qualche passo più indietro, addirittura nel preconscio; sa parlare per suggestioni, facendo affiorare l'originaria capacità di vedere le cose come se le si scoprisse per la prima volta, nell'istante in cui diventano parte della nostra coscienza perchè vengono a perdere il valore di puro oggetto, posto di fronte ai nostri occhi, e si scoprono quelle idee che già avevano uno spazio dentro di noi, già rispecchiavano immagini del nostro occhio interiore che la forza dello scalpello ha esplicitato."
ANNA ALICE SCONZA
(da "Padova e il suo territorio", aprile 1997)

"Artista sensibile e schivo, Soppelsa sembra immergersi nella materia che gli è più congeniale - il legno - per portarne alla luce quell' "invisibile" che è dentro di essa."
G.R.
(da "Il Gazzettino" , 28 luglio 2000)

"Nella scultura di Silvano Soppelsa ci sono le connotazioni tipiche della persona della montagna: robustezza, determinazione, grande interiorità. Per questo, fra i tanti e tanti temi che l'arte plastico-figurativa è in grado di offrire, egli pare prediligere la figura umana: l'uomo nei suoi tratti somatici carichi di espressività, ma anche nell'attenta analisi dei suoi drammi, dei suoi continui tormenti."
PAOLO TIETO
(dalla presentazione alla personale di Padova, 1996)

"Il legno resta per lui una materia viva portata alla sua intrinseca forza con un lavoro di scavo sul tema della figura."
PAOLO RIZZI

"Egli penetra nelle materie - forse ancora affascinato e richiamato da una linea misteriosa lasciata lì, chissà se per puro caso, da un demiurgo distratto - e sottrae ad esse, per così dire, quell'invisibile che è dentro di esse e dentro di lui, insieme. Pare quasi che il visibile sia come un velo, una superficie che copre o contiene una realtà che appare all'artista. E ogni volta che lo scalpello taglia o incide questo telo, ecco comparire - come avviene sotto il pelo dell'acqua, nel mare più profondo - una vita nuova e inimmaginabile."
SERGIO GIORATO

 

"La scultura come allegoria dell'umanità"
Soppelsa è certamente, oggi, uno dei più eminenti scultori non soltanto veneti; la sua arte ci ripropone, in senso michelangiolesco, la più varia umanità nelle sue forme maggiormente intense, quasi a celebrare la suntuosa meraviglia del creato. Sempre intimamente riguardoso ed impegnato, Soppelsa personifica i momenti vitali dell'essere attaverso quegli effetti chiaroscurali che il legno, in particolare, delimita e corregge. L'opera di Soppelsa, proprio perché ricca di diversità e di esperienza, in quanto fonde realismo con utopia, continua a vivere interessando con sempre maggior rilievo i critici ed i fruitori d'arte.
AUGUSTO ALESSANDRI

 

Dalla presentazione critica dell'Opera "Monumento ai caduti sul lavoro", collocato a Fossona di Cervarese S. Croce:
"... Dal punto di vista artistico il bassorilievo si presenta come opera pregevole, di qualità, sia per la configurazione estetica, sia per il messaggio intrinseco ai 2 protagonisti della scena, abilmente tratti dal duro sasso con disinvoltura e grande destrezza. Una raffigurazione attuata seguendo schemi disegnativi di carattere fondamentalmente tradizionale, ma non per questo priva di un proprio dinamismo, di una grande vitalità. Nonché, nei volti, di una profonda spiritualità; in particolare in quello dell'Angelo, prettamente di indole divina, e in quello del lavoratore, vittima dell'incidente, viceversa di tipo maggiormente umano e con palesi i segni di profonda sofferenza. ..."
Prof. PAOLO TIETO

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